giovedì 7 ottobre 2010

Con o senza salary-cap.

Il principale ostacolo al pareggio di bilancio e', per i club che ambiscono a posizioni di rilievo, il peso degli ingaggi, lievitati, a causa di una competizione senza freno fra i top clubs, oltre ogni ragionevole limite. L'Uefa che, per il fair play finanziario, si e' ispirata ai modelli statunitensi di sport-business (che hanno nel pareggio di bilancio lo strumento essenziale per ottenere un risanamento delle varie societa', e perfino un'aumento della profittabilita' del sistema), non hanno potuto ricorrere al salary cap per la difficolta' della normativa europea sul libero mercato.
Cio' nonostante ritengo che l'obbligo del pareggio di bilancio imporra' ai club che aspirano alle competizioni europee, e che sono anche i principali colpevoli del disastro attuale, un automatico freno alle aste sui cartellini, calmierando i costi in base alle necessita' di rientrare nei parametri imposti. E' chiaro che i clubs coi ricavi maggiori avranno sempre maggiori possibilita' di offrire migliori condizioni economiche e ottenere i migliori giocatori, ma non permettera' loro di sforare senza limite qualsiasi ragionevole costo, che inevitabilmente porta i prezzi di cartellini e ingaggi a un rialzo costante e irresponsabile, causando il dissesto di molti clubs, con ripercussioni ancora piu' gravi a cascata nelle serie inferiori. Ovviamente la Uefa dovra' vigilare affinche' i clubs che per perseguire i propri interessi cercheranno-INEVITABILMENTE- nuovi escamotages siano bloccati e puniti. Perche' come si sa, data la loro perenne voracita', fatta la legge troveranno l'inganno.

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