sabato 19 aprile 2008

undici, undici, undici leoni....

Dura lex, sed lex.....


Ve piacesse, parmiggiani,
ca fernesse comme a Catania,
ma pe nnuje vuje site 'nfami
site gente da Padania,
e pircio' nun v'allummate
chella 'e Tanzi e' storia antica
chine 'e 'mbruoglje e de 'nfamate
p'o Verona ca v'e amica.
'E culure song 'e stessi
'a cazzimma ve cummanna
ma facite cape e cess
mo ca 'o Napule ve manna
a ffa 'a stessa fine 'e merda
'e chill'ati cumpagnielli
chelli belli facce verde
cu nu core 'e pecurielli.

domenica 13 aprile 2008

Quello che volevo dire...

...a proposito del mio ultimo post, giusto per chiarire il pensiero, riguardo a quel modo di pensare che noto spesso girando nei forum, quando qualcuno fa riferimento alle belle cose del nostro passato, come qualcosa che non ci appartiene piu' ed e' superfluo nominare perche' tutto ora e' cambiato. IL PASSATO. Come molti novelli pensatori fanno notare non c'e' niente di piu' relativo del tempo e di volervi ancorare la nostra esistenza: Essere e Tempo sono due concetti estranei tra loro. Il passato non e' piu', il futuro non ancora, il presente inafferrabile come l'apice di un cuneo per una pallina: la spingiamo su fino a raggiungerlo e subito precipita dal versante opposto, tenerla ferma lassu' e' solo una chimera. Il concetto che la nostra cultura sia una cosa andata solo perche' la mercificazione dell'informazione dominante impone criteri diversi, e spesso deleteri, serve solo a chi vuole mantenere una situazione dello stato di fatto che ci vuole come centro di ogni male e oggetto di denigrazione. Vittimisti, fannulloni, briganti, sporchi, ignoranti, incivili, assassini, e vai col valzer. La grandezza di un popolo si vede proprio dalla cultura che e' riuscita a esprimere nel tempo, ma non inteso nella sua linearita', quanto nella sua totalita' , come un solo libro con tante pagine che puoi sfogliare a piacere, l'ultima o la prima. L'ignoranza attuale deriva dalle colpe del potere locale, emanazione del potere centrale, che trascura il suo compito primario,l'emancipazione dell'individuo, la promozione di quante piu' persone possibile dai gradi piu' bassi a quelli piu' alti della societa'. Se ci sono tanti disoccupati significa che c'e' poco lavoro, non certo che non abbiamo voglia. Se ci sono tanti criminali e' perche' non c'e' un reale controllo dello stato e troppe connivenze. Se ci sono tanti problemi sociali e' perche' chi ha l'incarico di risolverli li aggrava. Se c'e' tanta ignoranza e' perche' hanno distrutto una scuola pubblica invece di migliorarla. L'unica possibilita' che hanno le persone allora e' richiamarsi alle cose buone fatte in passato, alla nostra cultura e tradizione, come esempio da seguire, riferimento costante e sprone continuo a migliorare. Non un mero esercizio di compiacimento, ma un invito a fare altrettanto, a scrivere nuove pagine di un bellissimo libro. Piuttosto che a stracciarle per far piacere a chi nel suo passato ha scritto solo romanzetti di quart'ordine. Riprendo il concetto espresso nell'ultima parte del mio post precedente: In tutti i luoghi dove il potere tende all'emancipazione degli amministrati, la cultura e la tradizione hanno un posto primario in questo compito, e non si manca mai di cerebrarlo, di vantarlo e portarlo ad esempio in ogni possibile occasione, non come esercizio fine a se' stesso, ma come occasione per fare un passo avanti facendone uno indietro. E detto per inciso traendone spesso vantaggi economici e turistici di ogni genere.
FORZA NAPOLI!!!!