domenica 18 settembre 2011

Notte di Sogni, di Coppe e di Campioni di Gianni Puca

IL CIUCCIO CHE VOLA
Notte di Sogni, di Coppe e di Campioni
di Gianni Puca

Mercoledì sera a Napoli si respira un’atmosfera surreale. La città ha il fiato sospeso e i battiti accelerati come uno studente all’esame di stato. A Napoli, il mercoledì è cominciato domenica sera, subito dopo la partita con il Cesena. Tre giorni che sembrano ventuno anni. Tre giorni che sono ventuno anni.
La vita di Gaetano, carpentiere di Frattamaggiore, trent’anni da ventuno anni, si era fermata a Mosca, dopo l’errore dal dischetto del più Grande. Lui era lì, sotto la neve quella notte in cui il Napoli di Maradona fece la sua ultima apparizione in Coppa dei Campioni, e il freddo e il dolore lo avevano paralizzato. Da allora non aveva più proferito parola e una smorfia di sofferenza era rimasta scolpita sul suo volto, con il labbro inferiore tutto spostato verso destra e quello superiore verso sinistra.
Dall’alba di mercoledì fino alle venti, in tutte le auto di Napoli, da Posillipo a Secondigliano, si ascolta a palla “Zadok the priest” (che secondo alcuni significa "Forza Napoli"), il singolo di Handel più venduto. Un noto intellettuale partenopeo si è masterizzato addirittura i greatest hits del noto compositore tedesco, ma è dalla partita con l’Inter di maggio che cammina a tre metri da terra canticchiando tutti i giorni “Die Meister, die Besten, les meilleurs equipes, the champioooooons”. La gente all’inizio lo guardava e pensava avesse un accenno di Alzheimer, ma ora sono tutti pazzi per quella musichetta. Alle 20.30 le strade di Napoli sono completamente vuote. Anche Gaetano è davanti alla tv, anche se, apparentemente, non si rende conto di ciò che accade intorno a lui.
Il Napoli dei bilanci in regola sfida gli sceicchi, i nuovi paperoni del calcio mondiale, che hanno speso trecento milioni di euro per costruire una squadra di mostri, che però non ci fa paura. Aguero, Dzeko, Tevez, Silva, Tourè, Nasri, non ci fanno paura. Di più! Ci sarebbe pure Balotelli, ma stasera è in tribuna. Ma è con il coraggio della paura che il Napoli affronta questo girone di Champions terrificante, che oltre al Manchester City, vede anche il Bayern di Robben e Ribery e il Villareal di Giuseppe Rossi e Nilmar.
Ma questa partita non si può perdere. Chi glielo dice a tutta quella gente che ha trasformato Manchester in un quartiere di Napoli che questa partita, in teoria, si potrebbe pure perdere? Sugli spalti c’è un numero indefinibile di napoletani, che può variare dai tremila ai diecimila (se si contano i mimetizzati), che hanno speso uno stipendio intero (proprio o di qualche sventurato che lo aveva appena ritirato in banca) per essere presenti a questo appuntamento con la storia. Un appuntamento al quale il ciuccio si presenta più elegante che mai, con lo smoking e un bellissimo paio d’ali.
Quando i calciatori si schierano a centrocampo e nello stadio la prima nota dell’inno di Handel si leva nell’aire, nel settore ospiti appare lo spirito di Diego Armando Maradona, con indosso un mantello azzurro e la maglia nuova del Napoli, color antracite con richiami in oro. San Gennaro, appollaiato su un riflettore, si scioglie il sangue nelle vene e si commuove. Quando il bisteccone svedese fischia l’inizio della partita, una lacrima scende miracolosamente dagli occhi di Gaetano e battezza la maglia nuova della Champions.
Io la partita ve la potrei anche raccontare tutta, anche perché è stata spettacolare come poche partite alle quali ho assistito in vita mia. Partita combattutissima, con Gargano e Inler che sembravano due gladiatori, che hanno domato belve feroci, delle quali il solo Tourè pesava quanto lo svizzero, l’uruguaiano e le rispettive famiglie; con Campagnaro e Cannavaro travestiti da contraeree, che hanno intercettato tutti i caccia bombardieri inglesi che si sono alternati in campo. Una partita in cui abbiamo dimostrato che neppure tecnicamente siamo inferiori alla squadra inglese che per un solo attaccante ha speso quanto Hamsik, Cavani e Lavezzi, che quando ha colpito la traversa ha fatto saltare il turbante allo sceicco. Con Zuniga, che con un dribbling superalcoolico ha ubriacato la difesa inglese, servendo un assist per Hamsik, il cui tiro - respinto sulla linea da Frankestein jr- ha provocato sei milioni di bestemmie diverse, iniziate all'unisono, ma alcune delle quali ancora in corso...
Ma la partita si può sintetizzare in un’azione sola, iniziata in un imprecisato minuto del secondo tempo di una partita senza tempo. Gokhan Inler, con un tackle in cui si concentrava la grinta di tutto il popolo napoletano, sradica letteralmente il pallone dai piedi di un vatusso inglese lanciato a rete; in quel momento a Christian Maggio appaiono Richard Trevithick e George Stephenson e parte come un treno spinto da sei milioni di napoletani. Il treno azzurro sfonda tutti i passaggi a livello. Lo spostamento d’aria strappa la parrucca dal capoccione di Mancini e la fa atterrare sulla pelata di Attilio Lombardo.
Il povero Gaetano, intubato ma quanto mai cosciente, si sente come se fosse il macchinista di quel treno inarrestabile. Allunga le mani in avanti e stringe i pugni. È gasato come una cassa di coca cola. Intorno a lui, nessuno dei presenti si accorge del miracolo. Maggio, giunto al limite dell’area, sembra aver finito il carburante, ma in realtà potrebbe continuare a correre fino a Napoli. Tutti gli gridano “Passalaaaaa, passalaaaa”, perché Cavani sulla destra è smarcato. Anche Gaetano, a modo suo, gli grida “Passalaaa”, ma nessuno può sentirlo, a parte Maggio, che passa la palla a Cavani.
Quando Cavani si ritrova da solo davanti al portiere, il volto esangue di Gaetano riprende colore e gli occhi slavati ritornano azzurri. San Gennaro, sugli spalti, pensa che anche se mancano ancora quattro giorni, il miracolo ormai lo può fare quando gli pare, visto che il Governo gli ha cancellato la festa dal calendario. A causa della lieve differita di immagini tra Rai, Mediaset e Sky, partono tre distinti boati, che i sismologhi inizialmente riconducono ad un’eruzione sincronizzata del Vesuvio, del Mauna Loa e dell’Eyjafjallajökul.
Nel momento in cui il tiro di Cavani passa sotto le gambe del portiere inglese, prima ancora che la palla entri in rete, lo spirito di Marco Tardelli si impossessa di Gaetano, che salta dalla sedia a rotelle e corre fuori al balcone urlando: “Gooooal” “Gooooal” “Gooooal”. Gaetano si risveglia dal coma per urlare una gioia repressa per ventuno interminabili anni, scavalca la ringhiera con un salto da olio cuore e continua a correre per tutto il giardino, urlando come un forsennato, spaventando anche il doberman che si arrampica su un albero.
Poi, su una punizione inesistente, la barriera si apre in maniera sconsiderata, e il pallone – spostato da Aguero di qualche metro più avanti proprio sulla mattonella preferita di Kolarov - finisce in fondo al sacco. Ma il pareggio degli inglesi non riesce a scalfire l’entusiasmo dei napoletani, che hanno visto la loro squadra insegnare calcio a chi il calcio lo ha inventato, grazie ad una perfetta impostazione della partita da parte di Mazzarri e ad un'eccellente interpretazione della stessa da parte dei quattordici leoni scesi in campo.
E ora Gaetano e tutti gli altri malati di azzurrite spastica riprendendo il sogno da lì dove era stato spezzato.

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