martedì 30 marzo 2010

IL CIUCCIO CHE VOLA - Un giallo in bianco e nero

Ho trovato questo bellissimo racconto di GIANNI PUCA dal suo sito/blog...che trovate QUI
devo davvero fare i miei complimenti ....si schiatta dalle risate !!!!!!!!!!!!

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NARRATORE: Napoli. Fuorigrotta. C’è una folla indescrivibile per strada alle 22.15. Tutta Napoli racchiusa in un quartiere. Improvvisamente la sirena della polizia si fa largo tra gli strombazzamenti vari di una notte di follia pura. Appena la volante si avvicina allo stadio, spariscono tutti. Succede sempre così. Nessuno sa niente. Nessuno ha visto niente. All’interno dello stadio c’è ancora una bolgia infernale, ma all’esterno, nel raggio di trecento metri, oltre alla volante della polizia c’è rimasto solo un cane e la strada è ormai sgombra. Il povero bassotto non capisce il motivo di tanto inutile chiasso, e si accovaccia curioso. Tra l’altro, se un qualche delitto fosse stato appena commesso - pensa il bassotto che ha evidentemente trascorsi in polizia - sarebbe il caso di cercare di cogliere di sorpresa il delinquente. E invece no. La sirena continua a strombazzare anche dopo che l’auto della polizia parcheggia fuori allo stadio San Paolo. Prima di scendere dalla volante, l’ispettore D’Errico e i suoi uomini aspettano il sopraggiungere di qualche altro curioso, affinché il loro intervento possa avere la necessaria visibilità. Dalla volante scendono l’ispettore D’Errico e due agenti, di cui uno con un mitra in pugno.

ISPETTORE: Espò, Pesole, circondate lo stadio.
PESOLE: Ispettò, ma non siamo pochi per circondare uno stadio?
ISPETTORE: Il ministro ha dovuto tagliare le spese, e quindi ci dobbiamo arrangiare. (impugna un megafono) Arrenditi, sei circondato.
(Esposito, che controlla l’ingresso principale, emette un lungo sbadiglio, accompagnato con il naturale movimento delle braccia che, nella circostanza, provoca scompiglio tra i curiosi per il fatto che il poliziotto imbraccia un mitra, che descrive un pericoloso semicerchio nell’aria).
ACQUAIUOLO: Ispettò, non per uscirvi avanti, ma secondo me vi conviene precisare chi è che deve arrendersi, ci stanno settantamila persone dentro allo stadio. Rischiate di convocare l’assemblea di condominio.
ISPETTORE: E questo pure è vero.
PARCHEGGIATORE: Scusate, ispettò, ma ch’è stato?
ISPETTORE: Nello stadio c’è appena stato un omicidio. L’assassino sta ancora dentro, ma non lo so come si chiama.
ACQUAIUOLO: Scusate, e chiamatelo signor assassino. Rimanete sul vago.
PARCHEGGIATORE: Scusate, ma chi è il morto?
ISPETTORE: Non si sa ancora. E’ stata trovato un cadavere tagliato a pezzi. Ma non si sa a chi appartiene.
PARCHEGGIATORE: ‘A faccia d’’e carcioffole”. E ma non lo possono montare per vedere chi è?
ISPETTORE: Certamente, è quello che faremo… Ma ora la priorità assoluta è acciuffare il feroce assassino.
TOSSICO: Marescià, per caso vi serve qualche cd di Mario Merola, Gigi D’Alessio o Renzo Arbore? Tengo pure Barry White.
ISPETTORE: Sentite, proprio ieri m’hanno rubato lo stereo dalla macchina fuori al commissariato. Che me ne faccio di questi cd?.
TOSSICO: Comandà, senza offesa… qua teniamo Paionier, Mecchintosh e tutte le migliori marche. Dovete parlare solamente. (e tira fuori uno stereo dal giubbotto)
PESOLE: Giovanotto, ma vi sembra il momento questo?
ISPETTORE: Noi stiamo cercando un assassino e un morto.
ESPOSITO: Jamme bella, jamme. Circolare.
PESOLE: Ispettò, ma l’assassino lo dobbiamo aspettare qua o dobbiamo entrare dentro? Secondo me, con tutta questa gente, quello mò tiene soggezione e non scende.
ISPETTORE: Stavo aspettando ordini dal Questore, ma dato che ancora non si fa sentire, mò lo chiamo un attimo. (compone il numero) Signor Questore, buongiorno, sono l’Ispettore D’Errico, mi potete chiamare un attimo? Ho finito il credito. Eh, voi lo sapete, il ministro ha tagliato le spese….(Squilla il cellulare dell’ispettore D’Errico)
ISPETTORE: Signor Questore, si sono io, l’ispettore D’Errico. Noi stiamo allo stadio San Paolo per un omicidio. Veramente non sappiamo ancora se il morto è un uomo o una donna, perché l’hanno tagliato a pezzi. Aspettavamo sue direttive. L’assassino quasi sicuramente sta ancora dentro. Che facciamo entriamo o lo aspettiamo qua?
ESPOSITO: Quello di qua deve passare…
ISPETTORE: Voi dite? E vabbè, e allora mò entriamo. Vi faccio sapere se per caso riusciamo ad acciuffarlo… Espò, tu continua a circondare lo stadio. Noi andiamo dentro.
ESPOSITO: Ispettò, proviamo a chiamarlo per l’ultima volta. Datemi il megafono in mano a me. (si impossessa del megafono e con voce squillante) Signor assassino, lei è circondato. Non avete nemmeno idea di quanti poliziotti e carabinieri ci stanno attorno allo stadio.
ACQUAIUOLO: E’ meglio ca nun ‘o ssape…
ESPOSITO: Signor assassino, avete sentito? E’ inutile che fate richieste strane, perché qua non stiamo in America, ‘nce simme spiegate? L’aereo privato, due o trecentomila dollari in contanti in pezzi di piccolo taglio… Qua stiamo a Napoli. E poi a quest’ora le banche stanno chiuse. Dove cacchio li prendiamo due o trecentomila dollari in contanti? Lo so che voi ancora non avete chiesto niente, ma io vi conosco a voi assassini. Arrendetevi e scendete con le vostre gambe sennò saliamo noi. (restituisce il megafono all’ispettore D’Errico)
ISPETTORE: Bravo Esposito, secondo me l’assassino mò si sta facendo addosso. M’haje fatto spaventare pure ‘a mme.
(Si avvicina il custode dello stadio)
CUSTODE: Scusate, ma a chi volete?
ISPETTORE e PESOLE (all’unisono): Siamo della polizia, siamo qui per un omicidio.
CUSTODE: Non ho capito, dovete fare un omicidio?
ISPETTORE: No, ma che avete capito? L’omicidio l’hanno fatto già.
CUSTODE: Ah, ho capito, avete fatto tardi…
ISPETTORE: Voi non avete capito proprio il resto di niente. Noi siamo della polizia. Siamo venuti qua per catturare l’assassino.
CUSTODE: Ah, e a chi hanno ucciso, marescià?
ISPETTORE: Non lo sappiamo ancora, le indagini sono appena iniziate. Dateci il tempo.
CUSTODE: Accomodatevi. Scusate il disordine, oggi c’è stata un poco di confusione. Sapete com’è, oggi c’è stata Napoli – Juve. C’erano settantamila persone circa, anche se a pagare saranno stati sessantamila. La partita è finita da un quarto d’ora, ma li sentite? Stanno ancora zompettiando tutti quanti e a cantare “Chi non salta è bianconero. Ispettò, veramente vorrei saltare pure io. Ma nun nce ‘a faccio. Tengo un poco di sciatica e due ernie al disco”.
ISPETTORE: Ci hanno riferito che il cadavere è sul campo, sotto la curva B.
(Intanto il parcheggiatore, l’acquaiuolo e il tossico seguono i poliziotti)
PESOLE: Sentite, se stasera non tenete niente da fare, andatelo a fare da qualche altra parte…
ACQUAIUOLO: Brigadiè, noi non è che vi vogliamo uscire avanti. Stiamo cercando solo di collaborare.
PARCHEGGIATORE: E’ vero, noi ci siamo scocciati di sentire sempre al telegiornale che a Napoli ci sta l’omertà e che quando uccidono quaccheduno nessuno ha visto niente.
TOSSICO: Noi veramente non abbiamo visto niente, ma però vogliamo collaborare lo stesso con la giustizia.
ISPETTORE: E ma se non avete visto niente, come fate a collaborare?
PARCHEGGIATORE: Se per caso vi serve un testimone, io sono a disposizione.
ACQUAIUOLO: Quelli che stavano dentro hanno visto tutto. Ma nessuno parla.
TOSSICO: Contate anche su di me. Però avvisatemi qualche giorno prima, perché quando sto troppo fatto, mi imbroglio e poi al giudice ci racconto un fatto per un altro…
ISPETTORE: Nientimeno teniamo già tre testimoni oculari di un assassinio di cui nun sapimmo ancora nemmeno chi è il morto…
ESPOSITO: Queste cose non succedono nemmeno in America.
PESOLE: Queste cose ponno succerere sulo ‘a Napule.
ISPETTORE: Allora, facciamo un piano. Esposito, tu vieni con me. Pesole, tu continua a circondare lo stadio. Espò, ma tu sai sparare?
ESPOSITO: Me la cavo. Al poligono sono il numero uno. Però quando debbo sparare a qualcheduno mi trema la mano…
ISPETTORE: Allora cambiamo piano. Pesole viene con me e Esposito circonda lo stadio.
ACQUAIUOLO: Ispettò, senza offesa. Mò vi diamo una mano. Io sto di guardia fuori ai distinti, Tonino il parcheggiatore si mette fuori alle tribune, Marettiello il tossico fuori alla curva A e il vostro collega fuori alla curva B. Praticamente l’assassino è circondato.
NARRATORE: Il sig. Zaccheroni è lì, con la faccia bianca e nera, accanto allo spezzatino di cadavere, i cui pezzi sono sparsi sul prato verde, conditi da un macabro ragù che imporpora l’erba sulla quale è stato apparecchiato il delitto. Lacrime bianconere rigano il volto dell’uomo, immobile come un soprammobile.
ISPETTORE: Signor Zaccheroni, dove era lei tra le 20.45 e le 22. 15?
PESOLE: Lei riconosce questo cadavere? Ci sa dire a chi appartiene?
ISPETTORE: O almeno se è un uomo o una donna?
NARRATORE: Il sig. Zaccheroni non risponde e neppure li ascolta. Il suo sguardo brancola nel vuoto e osserva le macchie di sangue sulla maglietta bianconera, che sembra diventata quella del Milan.
PESOLE: Ma cosa può aver portato l’assassino ad infierire in una maniera così brutale su quel corpo, anche quando era ormai privo di vita?
ISPETTORE: In tanti anni di professione, non ho mai visto un cadavere tagliato in così tanti pezzi. Non è che i casi più semplici siamo riusciti a risolverli, ma questo è veramente, ma veramente, ma veramente un casino! Ma poi questo killer deve essere veramente un sadico. I pezzi stanno tutti sparpagliati. Secondo me sono stati spostati, per rallentare le indagini. (si avvicina al cadavere) No, ma è sicuro, i pezzi non stanno in ordine. Qua ad esempio, ci dovrebbe stare il gomito, e questo ad occhio e croce è un ginocchio. Questo è un polpaccio, ma invece ci doveva stare il braccio. E poi, la dentiera… dovrebbe stare qua.
PESOLE: Ispettò, scusate, non mi dite niente. Ma non potreste fare queste deduzioni in corpo a voi? Mi sta avotando lo stomaco. (e rimette)
(Entra un uomo dall’aspetto inquietante)
FELICE LATUMUNNO: Buonasera, sono Felice Latumunno, dell’Agenzia Last Travèl. Sono qui per la salma.
PESOLE: Ispettò, qua già so’ arrivate ‘e schiattamuorte.
ISPETTORE: Non ve lo possiamo ancora consegnare. Dobbiamo fare ancora i rilievi e l’autopsia.
BECCHINO: E che ci vuole a fare l’autopsia? Quello già sta squartato.
ISPETTORE: Appunto, stiamo cercando un esperto in grado di montare i tasselli, per capire chi è la vittima.
(Giunge finalmente il medico legale inviato dalla procura, che nonostante il nome e la cinquantennale esperienza, rimane sconvolto dalla visione)
DOTT. SQUOIABUOI: Aaaaaaaaaaaaaaaaaaah! Ispettò, ma che cos’è?
ISPETTORE: Attualmente è uno spezzatino di cadavere. Il problema, però, è cercare di capire che cos’era prima.
DOTT. SQUOIABUOI: E ma qua non ci vuole un medico legale, ci vuole un espero di puzzle…. Sì, ma qua… al di là del fatto che i tasselli stanno tutti spartugliati, io ne vedo alcuni mangiucchiati.
ISPETTORE: Addirittura?
DOTT. SQUOIABUOI: E vedete se vi dico bugie? Guardate questa caviglia. Sì, è vero, appartiene ad un derelitto umano. Maschio o femmina che sia, il cadavere doveva appartenere ad una persona molto anziana. Ma qua si vede proprio che è stato staccato un pezzo a morsi. Ma non si tratta del morso di un essere umano, no. Sembra più un morso… chennesò… di un cavallo… di un ciuccio. Vedete, pure il fegato…
(Pesole sviene)
ISPETTORE: Dottò, non mi dite niente. Non siate troppo tecnico. Al collega ci fanno impressione queste cose. In conclusione, cosa mi potete dire? La salma appartiene ad un maschio, ad una femmina?
DOTT. SQUOIABUOI: Il cadavere è assolutamente irriconoscibile e difficilmente ricostruibile, ma dal tipo di mutanda che indossa, posso dire con certezza quasi matematica che appartiene ad una Vecchia Signora. Altro non saprei dire…
ISPETTORE: E sull’assassino, riesce a fornirci qualche indizio?
DOTT. SQUOIABUOI: Non è certamente un essere umano. Ripeto, non vorrei sbagliarmi, ma la Vecchia Signora, secondo me è stata azzannata da un ciuccio che stava a digiuno almeno da un paio di mesi.
ISPETTORE: E vabbè, il cerchio si è chiuso. Il ciuccio non è punibile. Il caso va archiviato. Scusate, a proposito, ma il Napoli che ha fatto?
DOTT. SQUOIABUOI: Ispettò, avimme fatto ‘nu partitone. Abbiamo vinto tre a uno. Hamsik, Quagliarella e Lavezzi. Gli abbiamo dato pure un goal di vantaggio a quei chiavichi. Come facciamo sempre nelle partite importanti. (E se ne va canticchiando un coro inventato da lui, ma che potrebbe essere adattato dalle curve) “Si trasforma in un raggio missile, con circuiti di mille valvole, l’argentino dribbla e vaàààà. Ma chi èèèè? Ma chi èèèè? Pocho Lavè. Pocho Lavè”!

Gianni Puca

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