domenica 1 aprile 2012
domenica 26 febbraio 2012
giovedì 23 febbraio 2012
No trip for cats - di G.Puca
Il giorno dopo, in tutta Napoli, per tutto il giorno, si leva nell’aire un’unica musichetta, con Totore che sembra dirigere l’orchestra permanente, dal suo balcone di Sorrento, su cui brilla il ritaglio di stoffa plastificata volata lì quasi per magia dal San Paolo. L’adrenalina è entrata a far parte della composizione dell’aria, insieme all’ossigeno e all’idrogeno. Il popolo napoletano si è ormai sprovincializzato e Tonino, a Secondigliano, mentre dipinge le vele di azzurro, anziché le solite canzoni neomelodiche, canta con un’inflessione teutonico-franco-afragolese “Die maistèr, die bestèn, les grandès equipèèèès, chaaaaampiòòòònsss”, con gli accenti tutti sulle vocali sbagliate! GianGiovanni, sebbene sia un tifoso irrealista, sette anni fa, quando aveva prenotato la chiesa, mai avrebbe potuto immaginare che il Napoli avrebbe giocato gli ottavi di Champions contro il Chelsea proprio lo stesso giorno in cui doveva sposarsi. Il giorno del sorteggio, aveva capito il perché del vecchio detto: “di marte non ci si sposa e non si parte”. Ma lui trova comunque una soluzione. In chiesa, Mariachiara rimane sorpresa quando entra accompagnata dal papà e anziché dalla celebre marcia nuziale di Wagner, che aveva chiesto, viene accolta da una musica diversa. Il padre sorride e le dice: “Mò se porta, è quella dei reali di Gran Bretagna”. Mariachiara non capisce, eppure quella musica le è familiare, il suono dei violini e il coro sono da brividi, ma solo quando arriva sull’altare e tutti gli invitati e il parroco urlano “Chaaaaaaampiooooonssss!”, si rende conto che era il pezzo di un noto compositore che aveva appena vinto il disco di platino, per i cd che aveva venduto a Napoli.
Nonostante le raccomandazioni, la cena al ristorante “Gli azzurri” di Fuorigrotta si protrae oltre l’inizio della partita. Giangiovanni desidera fortemente che gli invitati si dissolvano nell’aire prima che il suo fegato esploda. Al 21’ si staglia nel cielo una bestemmia tellurica ascrivibile alla inconfondibile voce di zio Pasquale, che si era rifiutato di andare al matrimonio. Stava seguendo la partita di spighetto, nel settore distinti, perché era capitato tra due mastodontici pachidermi, tra i quali aveva dovuto infilarsi a incastro. Lo sposo lancia le bomboniere a tutti gli invitati e si ritira in camera con la moglie. La stanza affaccia sulla curva A. Il campo non si vede, ma si percepisce forte e chiaro tutto ciò che accade. La moglie, giunta al matrimonio illibata, non vuole rinviare d’ufficio la sua prima notte. Il marito, che aveva atteso dieci anni, avrebbe serenamente atteso un’altra notte. Ma lei gli strappa lo smoking da dosso e rimane allibita allorquando vede che sotto indossa la maglietta di Lavezzi. Ed è proprio in quel preciso istante che lo stadio salta fuori dalle fondamenta. L’urlo di zio Pasquale si riconosce tra quello dei settantamila, di cui cinquecento inglesi, e circa cinquemila portoghesi, a parte Villas Boas. GianGiovanni vorrebbe accendere la radio, ma Il coro “olè olè olè olè Pochoo Pochooo” è fin troppo eloquente. Prova a mantenere un aplomb finto come il rolex che ha sul polso, e dedica le proprie attenzioni alla moglie, che durante la cena aveva provato a distogliere la sua attenzione dal Napoli mostrandogli la farfalla che spuntava dallo spacco inguinale. Lungi dal somigliare a Belen, la moglie è un clone perfetto di Celentano, e comincia a molleggiare su di lui. Intanto, al San Paolo, Cavani si fionda su un preciso cross dello svizzero Inler e con l’omero segna un goal epico. Il San Paolo ruggisce, la terra trema, il Vesuvio si erutta sotto dalla paura. Zio Pasquale viene disintegrato dal movimento sincronizzato dei due vicini, che dopo aver ingurgitato tre panini a testa, che avrebbero risolto il problema della fame nel mondo, erano lievitati fino a diventare due mammut. “Sììììììììììììììììììììììì”, urla Giangiovanni, che ha intuito chiaramente cosa è successo. “Nooooooooo”, risponde l'insaziabile ex vergine, che aveva frainteso. Ma lui, contrariamente a quanto pensa la consorte, ha ancora cartucce da sparare e con maggior intensità attacca… gli spazi. Intanto uno dei due mammut viene colto da una feroce dissenteria e corre verso il bagno. Zio Pasquale esulta come se il Napoli avesse segnato il terzo goal. I due concentrati di colesterolo rimangono in comunicazione tramite cellulare e l’uno fa la cronaca minuto per minuto all’altro, che intanto comunica di aver trovato i bagni chiusi e di non essere riuscito a resistere all’emozione del terzo goal del Napoli e agli effetti della reazione provocata dall’interazione della salsiccia con i friarielli, la cotoletta con i peperoni e la parmigiana di melanzane. I blues brothers avevano ballato la tarantella davanti allo scatenato Cavani, che aveva poi apparecchiato per il Pocho un goal che rimarrà per sempre scolpito nella storia azzurra e negli occhi dei settantamila, che piangono commossi, dopo anni di Calderonni, Prunierri, Salvatori Naldi, Varricchi, Ignoffi e Montervini. Zio Pasquale torna a casa tutto sballato, dopo le trentasei canne passive che si è fatto, è con maggior scognizione di causa contro le droghe, anche quelle leggere. E pensa che se l'anno prossimo si fa l'abbonamento rischia di diventare un tossicodipendente. Giangiovanni, che ormai aveva concluso le operazioni con grande soddisfazione della moglie, aveva reagito al terzo goal con un deciso gesto dell’ombrello, a seguito del quale il suo rolex falso era stato catapultato in tribuna. Ma le note d’’o surdato ‘nnammurato che si levano nell’aria non lasciano dubbi: è finitaaaaaaa! Ora si può partire anche per il viaggio di nozze: destinazione Londra!
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mercoledì 1 febbraio 2012
Per piacere, non ditelo più (di M.De Giovanni)
Perché, quale partita non è condizionata da episodi? Un gol preso a vanvera, col lentissimo centravanti avversario che gira attorno al nostro centrale, è un episodio; l’ennesima palla che capita sul piede giusto del nostro uomo di maggior classe, che puntualmente la tira addosso al portiere, è un episodio; un rigore sbagliato, è un episodio; tre gol subiti da una squadra che ne ha presi una marea ed è in aperta crisi, sono tre episodi. Il calcio è fatto di episodi, come la vita, se è per questo.
Vero. Ma ventidue anni fa eravamo campioni d’Italia. E la stramaledetta Juventus, salita in serie A insieme a noi e col grande limite di un ciclo completamente sbagliato con Del Neri, ha allestito una corazzata che si avvia a giocarsi lo scudetto fino all’ultima giornata. Quand’è che il passato diventa storia, e non se ne parla più? Grande merito a chi ha riportato gli azzurri al rango che gli compete, ma ricordiamo appunto che questo è il nostro posto; e che sei milioni di tifosi nel mondo garantiscono un gettito di amore, passione e soldi che non dev’essere tanto male, se i bilanci (gestione oculata, per carità, ma anche fatturato) chiudono puntualmente in utile.
E quindi abbiamo perso sei a zero col Manchester City e col Bayern, cinque a zero col Villarreal, quattro a zero con Milan e Inter. E naturalmente abbiamo battuto passeggiando Catania, Chievo, Novara, Genoa, Bologna, Siena, Parma e via così. Per non parlare del valore incrementale dei nostri giocatori, Hamsik quaranta milioni, Lavezzi trentuno, Cavani cinquanta: o conta solo lo stipendio? E poi, che ci fa l’Udinese lassù? Per favore…
Numericamente sono in rosa Chavez, Fideleff, Lucarelli, Donadel, Santana. Bastava prenderli dalla strada, siamo convinti che Castelvolturno brulichi di soggetti dal nome esotico e dalla carnagione olivastra che farebbero miglior figura in tribuna o sul campo d’allenamento, se è per questo. Sarebbero costati meno e avrebbero avuto lo stesso impatto sulla stagione, e avremmo anche fatto un’opera di bene.
E quindi Insigne va a Pescara, e già si programma per lui un secondo anno di purgatorio pur avendo ventun anni, e così Ciano, Sepe, Maiello. Nel frattempo i coetanei o giù di lì Fernandez, Fideleff, Vargas si gettano nella mischia senza aspettare nemmeno che capiscano una parola d’italiano, facendogli perdere ogni sicurezza. Questione di passaporto?
E su che basi, si compie questa scelta? Ci sono concrete possibilità di vincerla, la Champions? Ne abbiamo la forza? Sia chiaro a tutti che noi tifosi, se a qualcuno interessa ancora cosa vogliamo, privilegiamo (o meglio, avremmo privilegiato) il campionato. Che quest’anno, per le crisi di identità e l’andamento lento di molte squadre, si poteva anche vincere. Se solo si fosse deciso di giocarlo adeguatamente.
Che tipo di progetto di crescita è quello che, dopo un terzo posto e una partecipazione più che onorevole alla Champions, prevede un piazzamento di centro classifica e forse un’Europa League ricavata dalla coppetta Italia? Eppure i valori tecnici della squadra di quest’anno dovevano essere superiori: l’anno scorso in panca c’era Yebda, che personalmente avrei tenuto, mentre quest’anno abbiamo un ottimo Pandev.
E perché mai allora si perde o si pareggia, giocando male, anche quando le partite della competizione europea sono così distanti? E soprattutto, i ricambi non erano stati definiti d’estate “più che adeguati” a sopportare lo stress del doppio impegno? E i successi europei non hanno aggiunto consapevolezza dei propri mezzi ed euforia almeno pari alle energie che hanno sottratto?
E infatti in estate sono arrivati i luccicanti Chavez e Fideleff, senza i quali non so proprio come si sarebbe messa la situazione, quest’anno. Complimenti vivissimi per la lungimiranza e l’illuminata gestione tecnica.
Unica frase consentita. Detta da un esperto.
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sabato 7 gennaio 2012
domenica 25 dicembre 2011
Scognomando - Il presepe nel pallone di Peppe Giannotti
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sabato 24 dicembre 2011
Ci stavano una tedesca, un'inglese e una spagnola di Bruno Marra
NAPOLI, CHE CHAMPIONS!
La Champions dipinta di Azzurro
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lunedì 19 dicembre 2011
San Paolo Chiuso per Sfiga (Benedizione in corso....)
Dopo quello che è successo ieri ....e dopo i commenti di Mazzarri... inutili sono i tentativi dei tifosi di acquistare i biglietti per Napoli-Genoa.... almeno fino a quando non verrà effettuata la necessaria ed opportuna BENEDIZIONE !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Dopo il "trattamento" da parte dell' Arcivescovo di Napoli , verrà ripresa le vendita dei biglietti che comprenderà un gentile omaggio da parte della SSC Napoli ai tifosi Napoletani...
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giovedì 15 dicembre 2011
Il cavallo di ritorno....... di Gianni Puca
Clamoroso epilogo della vicenda relativa alla cessione di Quagliarella dal Napoli alla Juventus. La società piemontese, negli ultimi due anni, ha preso in prestito ben trentasei calciatori, per riscattare i quali si è ritrovata con un buco nel bilancio superiore al debito pubblico del Burundi. All’ultimo consiglio di amministrazione, pertanto, è stato deliberato non solo di cedere Marchionne alla Skoda e di mettere in cassa integrazione Marotta e Paratici, ma di rinunciare, seppur a malincuore, al riscatto di alcuni dei fiori all’occhiello dell’ultima campagna acquisti.
Considerati gli impegni di Bigon per la campagna acquisti di gennaio, essendo De Laurentiis occupato con la promozione del nuovo cine-panettone, e essendo indisponibile anche Chiavelli, causa il battesimo di un nipote, è stato il magazziniere del Napoli ad intavolare la trattativa con la società torinese. L’accordo è stato trovato in pochi minuti. La Juve ha restituito Quagliarella al Napoli, che ha trattenuto le rate già pagate, che corrispondevano quasi all’intero importo concordato. Non sono state comunicate le cifre ufficiali, ma pare che Quagliarella sia costato all’incirca quanto una Fiat Panda. Il calciatore, dopo aver constatato che Conte gli preferisce addirittura Extigarribia, ma soprattutto dopo l’accoglienza calorosa ricevuta poche settimane fa al suo ritorno al San Paolo, si è detto felice di tornare a casa e che il Napoli è uno step più avanti.
L'accordo ha soddisfatto tutte le parti in causa. Il Napoli ha trovato il vice Cavani a costo zero e potrà quindi investire i proventi della qualificazione Champions per l'acquisto di un grande centrocampista e di un difensore di levatura internazionale. La Juve non ha dovuto più cedere Marchionne alla Skoda e Quagliarella si è detto entusiasta della riuscita dell'affare, salutato da qualche sapientone come "il cavallo di ritorno". Il bomber stabiese, tra l’altro, ha ammesso di essersi pentito da subito di essere andato via dalla sua città, e ha confessato che lui non sapeva che a Juventus non ci fosse il mare.
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domenica 11 dicembre 2011
La "Bolletta" di San Gennaro (ovvero “In the soul of your dead relatives”!) di Gianni Puca
Intanto a Manchester, lo sceicco Mansur, dopo una notte d’amore con dodici amanti, si sveglia tutto allegro e canta: “We all live in a yellow submarine, yellow submarine, yellow submarine”. Tiene la faccia del gatto che ha già mangiato il topo. La sera prima della partita è stato a cena con un tedesco, un norvegese e uno spagnolo, che gli avevano assicurato che i suoi forti investimenti non sarebbero stati vani. Ci era rimasto male solo per il fatto che, mentre il tedesco e il norvegese si erano fidati della sua parola, e avevano concordato di rivedersi giovedì a pranzo, lo spagnolo aveva preteso un congruo anticipo.
Intanto, dopo anni di dominazione spagnola a Napoli, avviene un clamoroso capovolgimento storico. Vila Real, una città spagnola viene invasa dai napoletani e diventa completamente azzurra! Sulla cattedrale, sin dalle prime luci dell’alba, compare una bandiera del Napoli.
I tifosi dei Citizens sono convinti del passaggio del turno e alle sette di mattina sono già tutti ubriachi a cantare per strada: “We are the Champions”. I napoletani residenti a Manchester gli mandano silenziose bestemmie partenopee e parte in inglese, ma la scaramanzia impone il silenzio. A Napoli la gente si incontra per strada, si saluta e comunica con lo sguardo, ma nessuno dice una parola. I napoletani sono tesi come corde di mandolino. Sono carichi, hanno ettolitri di adrenalina che scorre nelle loro vene, ma quando si ha un appuntamento con la storia è inevitabile essere tesi.
Gianni, Gino e Maurizio sono partiti per la Spagna a bordo di un sottomarino rubato. Lo aveva rubato al nemico uno zio di Gianni, durante la seconda guerra mondiale, ed era ancorato sott’acqua, a Mergellina. I tre viaggiano tutta la notte, ma senza chiudere occhio. Gino continua a ripetere: “Io confido nel Bayern. Inglesi e tedeschi storicamente non sono mai stati alleati”. “Maurizio controbatte che tutti sono alleati dei petroldollari”. Gianni è d’accordo con entrambi, anche se le tesi sono apparentemente contrastanti; ma lui pensa che il Destino sarebbe stato troppo crudele se avesse portato milioni di malati fino a Lourdes per farli poi annegare nella fontana. Lui è da domenica che non parla, ma tiene un vulcano dentro. Chiude gli occhi e vede tutto azzurro. Poi li riapre e vede pescetti di tutti i colori che bussano ai finestrini del sottomarino.
Il Madrigal è la prova della recente dominazione napoletana in Spagna. I quattro terzi degli spettatori sono napoletani. Non è stato difficile per i napoletani spacciarsi per spagnoli, fare residenze false tra Valencia e provincia per acquistare anche i biglietti destinati al pubblico di casa. Gennaro sente la formazione del Villareal e si chiede se Bruno Soriano sia figlio di Filumena Marturano. Poi ascolta alla radio la formazione del Bayern, che schiera nove riserve a Manchester, e si chiede se Jupp Heynches non sia figlio di qualche collega tedesca della Marturano. Quando il City passa in vantaggio, sei milioni di bestemmie, in idiomi diversi, si levano nell’aire. In un condominio di Oldham street, dal quattordicesimo piano, parte un urlo che si sente nei restanti trentasei: “In the soul of your dead relatives”! Maurizio e Gino si guardano sconsolati. Gianni urla in silenzio. Mazzarri, intanto, sta per sostituire Inler, quando un calciatore spagnolo gli si avvicina a bordo campo. Per la prima volta nella storia, un allenatore commette un fallo da espulsione su un calciatore. Pochi minuti dopo, Gokhan Inler, che aveva segnato l’ultimo goal proprio al Napoli, e che da allora aveva mostrato una precisione non superiore a quella di Gargano e Sola, lascia partire un missile terra - acqua che buca il sottomarino giallo! Ciro guarda Gennaro, che gli fa l’occhiolino e poi comincia a correre sopra ai sediolini di tutto lo stadio. Maurizio si ritrova in braccio a Gianni, che a sua volta si ritrova in braccio a Gino, che sente immediatamente che dovrà cambiare il disco alla propria ernia. Mazzarri, in tribuna, bacia uno spagnolo sulla bocca, che subito dopo gli chiede di sposarlo. Il Madrigal sembra una succursale dei quartieri spagnoli, le tribune tremano. Gianni si vede già sul prato, insieme a tutti gli altri, gambe all’aria. Ma per fortuna questa volta la tribuna non cede. Napoli esplode di gioia. Nelle regioni confinanti si pensa ad un terremoto, ad un esplosione del Vesuvio, e invece è semplicemente passato in vantaggio il Napoli!
Mentre lo sceicco si chiede come mai lo spagnolo con il quale era stato a cena la sera prima avesse un marcato accento napoletano, su un calcio d’angolo di Lavezzi, Marek Hamsik si fa trovare puntuale all’appuntamento con la Storia. Sugli spalti comincia a piovere. Ma sono solo lacrime di gioia! I sei by-pass di un ultrà napoletano vengono ritrovati a Valencia, il tifoso del Napoli del quattordicesimo piano del condominio di Oldham street viene ritrovato al terzo piano, dopo aver sfondato i solai intermedi, che non avevano retto al peso della sua gioia e neppure a quello dei suoi duecentoventi chili. Peppe era a teatro, ma quando ha sentito dalla radiolina che Hamsik aveva raddoppiato, scende dal palco e corre ad esultare tra il pubblico, che crede che la scena faccia parte del copione.
L’arbitro norvegese, che pure aveva fatto la sua parte, chiudendo due occhi su un fallo di mano in area di uno spagnolo e su un paio di falli da espulsione, pensa che dovrà pagare il doppio della caparra per un certo compromesso che, suo malgrado, non potrà più onorare.
Al 95’ minuto, si scopre che i napoletani sparsi per il mondo sono davvero tanti. Tutto il mappamondo sembra più azzurro. Mazzarri non si ferma in sala stampa e ritorna a casa a bordo del sottomarino rubato con Gianni, Maurizio e Gino, che cantano ubriachi di gioia: “We all live in a yellow submarine
yellow submarine, yellow submarine”. Annunziata, a New York, incurante del fuso orario, mette Pavarotti a palla, che canta “Nessun dorma”! Francesca, a Dubai, dal balcone di un hotel dello sceicco, intona “Caravan Petrol”. A Monaco di Baviera, uno striscione avvolge l’intero Allianz Arena: “88-17 Ham(b)sik sulla ruota di Napoli”. Gaetano, pilota dell'aereo che alle quattro del mattino riporta la squadra a casa, vede una marea umana all'aereoporto di Capodichino che aspetta i propri beniamini e gli sembra di non aver mai volato così in alto, anche se sta atterrando.
Gennaro, intanto, con un turbante in testa scorazza per via Caracciolo in groppa ad un cammello e, con un binocolo a tracolla e con in mano una bolletta, canta “M’aggio accattato ‘nu cammello”!
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martedì 6 dicembre 2011
"A te, Marek Hamsik"... di Pietroalessio di Majo
e speriamo che porti bene !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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martedì 29 novembre 2011
L'ombrello di Mazzarri, rapimento di Quagliarella di Gianni Puca
IL CIUCCIO CHE VOLA
“Io uno come Denis non lo avrei mai fatto andare via”, ripete per l’ennesima volta Gennaro mentre inserisce la quinta alla vecchia Ritmo. “Ma se tu bestemmiavi Saint Denis ogni volta che si mangiava un goal lui e la porta”, replica Gaetano. “Ma che vuol dire? Però si impegnava, entrava a partita in corso e una volta segnava, una volta faceva un assist. Usciva dal campo sempre con la maglia sudata. E poi Saint Denis è uno stadio francese.” “Ma quello è stato lui che se ne è voluto andare”, si inserisce Vincenzo, cercando di mediare. “Quando uno tiene un contratto, tiene un contratto. Perché quei cadaveri che ci erano rimasti sullo stomaco dalla serie B, e che nessuno ha voluto manco gratis, non li abbiamo pagati lo stesso? Avevano un contratto e i contratti vanno rispettati. Chi protesta va multato e spedito in tribuna fin quando non viene a miti consigli”, ribadisce Gennaro, sempre più infervorato. “Ha ragione..,”, concorda Peppino, “…noi stiamo pagando ancora Rinaudo, che non sappiamo manco se è vivo o è morto. La Juve ci ha fatto il cavallo di ritorno”. “Comunque Denis oggi non vede nemmeno il pallone”, profetizza Gaetano.
Al goal di Denis, Gennaro evoca nuovamente il santo che ha dato il nome allo stadio francese inaugurato durante i mondiali del ’98. Gaetano diventa giallo come la maglietta di Campagnaro, che nel frangente, per come striscia il pallone, più che un terzino sembra Capitan Ventosa. Qualcuno pensa che sia la maledizione di Aronica che si abbatte su tutti coloro che vengono schierati nel suo ruolo. Grava, Britos, Ruiz, Fideleff… Domizzi, tutti quelli che hanno occupato quella zona del campo si sono imbattuti in infortuni di gioco, fisici e… vabè, sorvoliamo. E sabato è toccato a Campagnaro, che prima ha preso una gomitata in faccia e poi ha provocato il goal di Denis.
Il Napoli, però, non meritava di perdere a Bergamo, sia per l’equilibrio che si era visto in campo, sia per i soliti cori beceri e razzisti piovuti dallo stadio padano, che meritavano di rimanere strozzati nelle gole della minoranza deficiente che getta fango anche sulla maggioranza perbene dei bergamaschi. La reazione di Mazzarri sarà stata antisportiva, ma a Bergamo aveva cominciato a piovere subito dopo il goal di Cavani. Questo le tv padane non lo dicono.
Mazzarri, che aveva già mal di gola per l’esultanza seguita ai goal di Cavani contro il Manchester, ha aperto l’ombrello. Ma quanti napoletani presenti allo stadio sabato hanno aperto l’ombrello per proteggersi dalla pioggia e dai cori squallidi che piovevano dagli spalti? Anche noi da casa, diciamolo, abbiamo aperto l’ombrello.
“Un pareggio a A-ta-lan-ta non è da buttare sentenzia Gennaro”, mentre la Ritmo sbanda in una curva. “Martedì la partita contro la Juve sarà uno spettacolo nello spettacolo”, osserva Vincenzo, proprio mentre alla radio danno una notizia clamorosa. “Subito la gara con la Lazio, un commando di quattro persone mascherate, di bassa statura, ha rapito il calciatore della Juventus Fabio Quagliarella. Per il riscatto è stata chiesta la somma di undici ottilioni di dollari, pagabili in dodici rate. Il riscatto, secondo la lettera anonima lasciata dai rapitori sulla panchina della Juve, dovrà essere pagato a mezzo bonifico bancario su un conto intestato alla Banda Bassotti e il calciatore, in caso di pagamento della prima rata, sarà rilasciato martedì sera, verso le 23.00.Gli inquirenti sostengono che dietro la fantomatica Banda Bassotti, si nasconda in realtà il noto pregiudicato "Ignazio detto il torchio". Non si esclude, tuttavia, la pista della simulazione del rapimento da parte del calciatore stesso, che pare sia stato visto allontanarsi insieme a Toni e Iaquinta, che pure risultano scomparsi. Il prefetto, in un intervista rilasciata alla carta stampata, ha dichiarao che faranno di tutto per ritrovarlo prima di martedì sera e che la partita, l'aveva rinviata apposta per consentire a Quagliarella di giocare a Napoli".
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